L’AI non è solo un totem conclamato per mantenere, nei prossimi anni, la competitività delle imprese. È un’arma operativa micidiale. Bastano le prime apparizioni sul mercato per coglierne le potenzialità. Tom Davenport, che da sempre è un analista di business attento alle innovazioni tecnologiche, ce lo conferma con il suo libro dal titolo evocativo: All in on AI (Harvard Business School Press, Boston 2023). Si scopre che ci sono imprese che già oggi hanno puntato tutto il loro presente sull’AI. Il libro diventa uno sguardo affascinato a quelle aziende pioniere che utilizzano l’intelligenza artificiale per creare un nuovo vantaggio competitivo. Così, Davenport, autore di un classico della letteratura manageriale: “Competing on Analytics” con Nitin Mittal (Responsabile di US AI practice di Deloitte) ci regala, in anticipo rispetto alla prassi, una lettura che offre spunti per impostare in modo nuovo e più “intelligente” la gestione delle imprese. D’altra parte quel volume di Davenport dedicato agli analitycs per la gestione dei Big data, che io suggerii ad Isedi di inserire nella collana General Management da me diretta (2007), è ancora oggi di grande attualità. Il problema oggi rischia di travolgere la persona distratta, ma allora, volendo leggere solo in positivo il fenomeno, si decise di impostare il seguente titolo: L’analisi delle informazioni come fonte di vantaggio competitivo.
In quel lavoro T. Davenport con J. Harris suggerivano di dedicare attenzione alla lettura di informazioni che diventavano sempre più numerose per “valorizzarle” al fine di indirizzare e verificare la performance aziendale, ed anche per offrire indicazioni utili per una più efficace gestione della R&S, delle Risorse Umane e persino dell’area amministrativo-finanziaria. Ma dove la gestione dei Big data può fare la differenza è sull’analisi del mercato e dei clienti. Il libro si chiudeva con un capitolo dedicato alla Business Intelligence (B.I.) e su come trasformarla in un’arma competitiva. Di “intelligenza” in “intelligenza” si è arrivati in quindici anni all’”intelligenza artificiale”. Sebbene ad oggi, secondo gli autori, la maggior parte delle organizzazioni stia ancora scommettendo poco sull’intelligenza artificiale, esiste un gruppo di imprese di livello mondiale che punta tutto sulla tecnologia e tra queste gli autori del libro riportano i casi di Anthem, Ping An, Airbus, and Capital One. In queste realtà si sono già trasformati radicalmente i prodotti, i processi, le strategie e in maniera incredibile le relazioni con i clienti e le imprese statunitensi, tutte ad alte prestazioni nei rispettivi settori. Sono i “precursori”. Hanno modelli di business più efficaci, prendono decisioni migliori, hanno relazioni migliori con i loro clienti, offrono prodotti e servizi migliori e riescono a chiedere ai propri clienti prezzi più alti.
Ricco di approfondimenti, suggerimenti strategici e con la presentazione di alcune best practice, “All-In on AI” fornisce ai vertici aziendali e ai loro team le informazioni di cui hanno bisogno per aiutare le proprie aziende a portare l’IA a supporto gestionale. Se si è curiosi di capire quale sarà la prossima fase nell’implementazione dell’intelligenza artificiale all’interno delle aziende, o se si sta cercando di adottare questa potente tecnologia superando le interessanti ma blande ChatGPT, “All-In on AI “fornisce gli stimoli e gli strumenti per mettere l’IA al centro di tutto quello che si fa. Una nuova sfida in termini di quelle che sono state definite le “tecnologie abilitanti” il futuro. L’”intelligenza”, d’altra parte, se “utilizzata” in modo etico ed efficace, genera valore aggiunto. E se si rispettano i principi di una “scienza con coscienza”, diventa di secondaria rilevanza il fatto che l’intelligenza sia “reale” o “artificiale”. Basta che sia nella direzione del “bene comune”.
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