È ancora da capire in profondità, ma l’Effective Altruisme (Altruismo efficace), sembrerebbe destinato a divenire una filosofia diffusa a conferma del cambiamento e dell’apertura delle finalità di impresa, del prepotente ingresso della filantropia (tra i primi Bill Gates) nell’agire delle grandi corporation americane.
Non tutti sono favorevoli a quest’approccio, proposto da William MacAskill, un filosofo scozzese che dopo Doing Good Better ha di recente pubblicato What we owe the future. Quest’ultimo lavoro, diventato un best seller, è stato pubblicato anche in italiano con il titolo Cosa dobbiamo al futuro (Baldini-Castoldi. Milano,2023). Il movimento suggerisce di tentare di fare il massimo bene possibile e per farlo indica come, anche nelle decisioni apparentemente più banali (ad esempio, quali cereali comprare per la colazione), ci sia, risparmiando con sistematicità, la possibilità di donare agli altri e di salvare vite umane. Per le imprese il fenomeno è ancora più macroscopico.
Inoltre la vicenda di Sam Altman, Ceo di OpenAI, prima licenziato e poi reintegrato al vertice della società, da molta stampa è attribuito ad uno scontro ideologico con il board sull’effective altruism. Questo approccio suggerisce, per aumentare l’efficacia delle cifre stanziate per interventi nel sociale, di non procedere con singoli interventi frammentati, ma di far confluire i finanziamenti a fondazioni o enti dedicati ad effettuare investimenti più ampi e più mirati. Così facendo, secondo la rivista Time, si farebbe l’esatto contrario di quanto sin qui si è fatto e che è stato: “pensa globale, agisci locale” (think global, act local).
In particolare se questa filosofia si dovesse diffondere ci si potrebbe anche chiedere, come ha fatto la Rivista Wired: “qual è il legame tra l’altruismo efficace e lo sviluppo dell’IA? In primis, molti investitori e imprenditori dei circoli tech sono ferventi sostenitori della filosofia. Abbiamo già nominato Bankman-Fried. Anche Elon Musk simpatizza per l’altruismo efficace. Il patron di Tesla e X ha infatti espresso pubblicamente il suo appoggio al pensiero di William MacAskill, filosofo di punta del movimento. MacAskill ha da poco pubblicato un nuovo libro in cui difende il “lungotermismo”, una costola dell’altruismo efficace che si focalizza, come si evince dal nome, sul futuro a lungo termine”.
“Doing good better” potrebbe, in effetti, diventare il nuovo mantra dei sostenitori della sostenibilità: fare del bene sempre meglio sia a livello di impatto ambientale che di impatto sociale.
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