Il titolo è accattivante e i contenuti fanno riflettere. Il nostro futuro sarà ibrido in molte delle nostre attività? Saranno soprattutto le attività lavorative quelle che si andranno a svolgere in forma ibrida? Si può iniziare col rispondere che per molte attività umane dovremo essere rigorosamente in presenza. La mia personale esperienza è in tale direzione. Non ho mai creduto che anche attività come la formazione e la consulenza direzionale trovassero nell’online grandi spazi di affermazione. La pandemia ci ha costretti a cercarli e a trovarli. Ma proprio le esperienze fatte con queste due attività, a me care poiché hanno caratterizzato la mia vita, mi portano a condividere una delle idee proposte da questo libro: allo stato attuale delle tecnologie di connessione l’attività in presenza per alcune attività umane ha ancora un’efficacia superiore per due aspetti: attenzione (concentrazione) e coinvolgimento emotivo. Certo la tecnologia è molto utile soprattutto per condividere materiali prima e dopo il momento vis a vis.

Questi due anni dall’iniziale lockdown (marzo 2020) ci hanno insegnato che molte cose possono diventare più ricche ed efficaci. Nel web sono disponibili materiali per una formazione e una consulenza diversa: momenti in presenza associati a video, podcast, toolkit, sitografie. Ma tutto questo è presenza + online che si integrano e si arricchiscono. Per farlo in modo efficace bisogna andare a bilanciare i tempi dei vari momenti, mantenendo adeguati spazi anche per la vita non lavorativa. E così anche per lo smart working utilizzato per le attività lavorative, David Bevilacqua, l’autore del libro Ibridomania, ci avverte: è un problema di ritmi e di quantità.

Mai lasciarsi fagocitare dalla tecnologia per cui il momento privato e il momento lavorativo si mischiano e si rischia di scivolare in quella che Jennifer Moss ha fatto conoscere al mondo del management con i suoi articoli su Hbr e i suoi libri. In gioco c’è la felicità di ciascuno di noi. Sullo smart working e sulle esigenze di un bilanciamento tra lavoro e vita privata non bisogna dimenticare i contributi di Domenico De Masi. Così, la lettura della sua ricerca sullo smart working (D. De Masi Smart working. La rivoluzione del lavoro intelligente, Marsilio) va anche fatta alla luce della filosofia di vita da lui proposta in un altro suo lavoro “Ozio creativo”, di recente rieditato.

La tecnologia diventa un mezzo apprezzabile già solo per recuperare gli “sprechi” di tempo relativi agli spostamenti abitazione-sede lavorativa. Ed è ancora apprezzabile il contributo per l’organizzazione che si può dare al lavoro e alla sua collocazione nell’arco delle 24 ore. Nondimeno vale l’accessibilità a documenti e informazioni aziendali. C’è più spazio per l’ozio e questo moltiplica le possibilità/probabilità di liberare creatività. Insomma un uso della tecnologia per essere persone più “intelligenti”.

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