L’impresa deve essere nei suoi saperi enciclopedica, questo è quanto ha argomentato nel suo ultimo libro Gianfranco Dioguardi. E anche altri studiosi la pensano così. Fra questi si possono annoverare personaggi come Edgar Morin e Pier Luigi Celli. Il loro pensiero è semplice: in un mondo complesso più saperi un’impresa riesce ad attivare sui vari temi gestionali, prioritariamente su quelli strategici ed organizzativi, più potrà trovare risposte adeguate e vincenti. La complessità si traduce, causa l’ipercompetizione*, in una richiesta di quella grande flessibilità ed innovazione continua che solo elevati livelli culturali consentono. Diversamente c’è la rigidità e la difesa dello “status quo”. Sono questi insegnamenti della storia che a partire da greci, persiani, romani e arabi ha via via portato il Mediterraneo, non solo europeo, ad essere centrale nella vita economica e sociale del mondo.
Per una conferma basta chiedersi in quali parti del mondo esistono le più importanti Biblioteche. Queste esistono dove si è scritto e dove si è scritto tanto è perché le persone respiravano cultura. Partendo da queste riflessioni i 7 saperi di Edgar Morin sono fondanti. Questo libro è un inno alla cultura. E non si limita a pensare all’impresa “tradizionale”, ma evoca la visione delle città come fulcro per la crescita economica e sociale. Con questa visione Dioguardi suggerisce per una loro efficace gestione le creazioni di City School come quella di Bari (2016) in coerenza con il ruolo attribuito alla cultura in generale e non sono alle specificità tecniche. Così questa City School ha l’obiettivo di promuovere la formazione pratica e teorica dei giovani, coinvolgendoli in attività legate alla rigenerazione urbana e allo sviluppo sostenibile delle città. D’altra parte la Fondazione G. Dioguardi è ricca di proposte che danno attuazione ad uno Statuto che ha dei forti connotati da piano strategico con grandi attenzioni alla sostenibilità. Si consulti a tal proposito questo link.
Come scrive nella prefazione dell’Impresa Enciclopedia (Guerini, 2022), Federico Butera, con i suoi contributi un punto di riferimento per chi si occupa di organizzazioni: “Di fronte alla presente drammatica situazione senza precedenti della guerra, della pandemia, della crisi ambientale, della crisi energetica, il libro di Dioguardi offre messaggi di speranza perché fondati sull’appello ad azioni possibili dei soggetti collettivi e individuali che possono essere non solo resilienti ma che possono costruire insieme un mondo nuovo e diverso attraverso “organizzazioni innovative come strategie”, basate su conoscenza, capacità di innovazione ed etica.” (p.19). Così, questa affermazione (riportata come epigrafe al Quaderno n.7 della Fondazione G. Dioguardi e dedicato a presentare le proposte che allora vennero formulate sul tema L’impresa a rete e le reti di impresa – 1988):
Il cambiamento di paradigma delle imprese e delle organizzazioni in Italia dalla fine degli anni ’80: un evento anticipatorio e una arena di innovazione ancora aperta (Federico Butera e Gianfranco Dioguardi)
ci appare ancora particolarmente attuale e sfidante. Tra le proposte che nei quaranta anni successivi sono state avanzate quella di Dioguardi, qui considerata, appare come una delle più convincenti e stimolanti: trasformare anche le imprese in centri dove si studia, delle persone si valorizzano più la testa che le braccia, e si accumulano conoscenze in logica enciclopedica. Un’idea di non breve realizzabilità, soprattutto in quelle realtà operanti in Nazioni che partono da livelli culturali poco “enciclopedici”. Ne avrebbero vantaggio temporaneo altre Nazioni. D’’altra parte nella storia una diffusa e ampia cultura si è sempre dimostrata il “motore” che ha fatto funzionare in modi soddisfacenti le realtà nelle quali era presente. Non vorrei sembrare eccessivo, ma penso che un esempio lo abbiamo sotto gli occhi: gli ultimi ottanta anni di pace vissuti dall’Europa, che in pochi si spiegano, forse sono un risultato culturale. La guerra funziona bene soprattutto dove non c’è cultura. Con le Enciclopedie non si trasmettono solo conoscenze, si salvano le persone. Sarebbe il modo migliore per un Re Arm Euro efficace e duraturo, molto più che mettere dei fiori nei cannoni, come suggerivano i pacifisti 60 anni fa e che pur sembrerebbe aver conseguito lo scopo.
* Per un primo chiarimento di cosa sia l’ipercompetizione e delle sue conseguenze sia gestionali che sulle soluzioni di management ci sia consentito rimandare all’ articolo di A .Bubbio
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