Quest’estate tra il pandemico e non, con un’Italia metà sotto le piogge e l’altra metà tra il caldo e il fuoco, forse può regalare qualche interessante lettura. Anche quest’anno segnaliamo tre titoli.
Dal catalogo Guerini ricordiamo per la sua attualità e lucidità di lettura dei fenomeni economici globali e italiani: “Un mondo sempre più fragile” di Mario Deaglio (a cura di). Mai come oggi abbiamo bisogno di stimoli a riflettere per presagire lo scenario prossimo venturo. Mentre dal catalogo Harvard Business School Press, ci sembra indispensabile segnalare: “Humanocracy: Creating Organizations as Amazing as the People Inside Them” di Gary Hamel e Michele Zanini. Un libro per rimettere al centro le persone e non le regole che chiamano regole sino a non rendere possibile muoversi. Quelle situazioni talmente burocratizzate sino al punto di ritrovarsi in una sorta di “come faccio sbaglio”.
Uscito esattamente un anno fa, rimane il libro di “frontiera” e si pensa che non siano in molti ad averlo letto. Mentre debbano essere molti quelli che è opportuno lo leggano. E questi “qualcuno”, spesso, sono molto più vicini a noi di quanto non si possa pensare. Viene data enfasi alle nuove soluzioni organizzative che, dato l’attuale contesto, dovrebbero essere resilienti ed “audaci”. Sfortunatamente, la maggior parte delle organizzazioni, sovraccaricate dalla burocrazia, sono lente e “non osano”. Nell’era degli sconvolgimenti, le strutture di potere dall’alto verso il basso e i sistemi di gestione soffocati dalle regole sono una sventura. Schiacciano la creatività e soffocano l’iniziativa. Così, secondo gli autori, rispetto a questa situazione se si è nella veste dei leader, dipendenti, investitori e cittadini, di certo si merita di meglio.
Abbiamo bisogno di organizzazioni audaci, imprenditoriali e rapide come i cambiamenti ambientali. Da qui l’idea di questo libro. In “Humanocracy”, Gary Hamel e Michele Zanini svolgono un’argomentazione appassionata e basata su dati oggettivi per arrivare ad eliminare la burocrazia e sostituirla con qualcosa di meno imbrigliante. Il lavoro si basa su attività di ricerca estesa su un arco temporale di un decennio ed è anche ricco di esempi pratici. “Humanocracy” delinea un progetto dettagliato per creare organizzazioni che siano ispirate e ingegnose come lo sono gli esseri umani al loro interno. Gli elementi costitutivi critici includono: 1) Motivazione: chiamare i colleghi alla sfida di far saltare la burocrazia; 2) Modelli: sfruttare l’esperienza di organizzazioni che hanno sfidato con profitto lo status quo burocratico; 3) Mentalità: sfuggire al pensiero dell’era industriale che frustra il progresso; 4) Mobilitazione: attivazione di una coalizione a favore del cambiamento per hackerare sistemi e processi di gestione obsoleti; 5) Migrazione: incorporare i princìpi dell’umanocrazia (proprietà, mercato, meritocrazia, comunità, apertura, sperimentazione e paradosso) nel DNA di una organizzazione”. Si continua a leggere nella scheda del libro predisposta dalla Casa editrice: “Se hai finito la pazienza con le stronzate burocratiche…Se vuoi costruire un’organizzazione in grado di adeguarsi al cambiamento…Se ti impegni a dare a ogni membro del team la possibilità di imparare, crescere e contribuire…allora questo libro fa per te. Qualunque sia il tuo ruolo o l’area di responsabilità, “Humanocracy” ti mostrerà come lanciare un movimento inarrestabile per equipaggiare e autorizzare tutti nell’ organizzazione cui appartiene a dare il meglio di sé e a fare del loro meglio. Il premio finale: un’organizzazione a misura di futuro e a misura di esseri umani”.
Il terzo libro è una produzione Mit, centro di ricerche che oltre a proseguire il filone della AI nelle sue implicazioni gestionali, non dimentica quanto sia essenziale interrogarsi sulle modalità di apprendimento organizzativo e quindi sulle capacità di attivarlo. Vi abbiamo già segnalato il libro di Otto Shamer (Teoria U. I fondamentali, Guerini, Mi 2018), ma è utile leggere anche la più datata, ma insostituibile colonna portante di queste teorie: “The Fifth discipline” di Peter Senge (inoltre tra i suoi ultimi contributi si veda questo). La data di pubblicazione del libro di Peter Senge è il 1990. Potrebbe sembrare un libro superato dal tempo. Ma non è così. Lo si ripesca dal passato, proponendolo anche per questi aspetti evidenziati nella sua scheda biografica Mit: “Peter is the author of The Fifth Discipline and coauthor of the three related fieldbooks: Presence, and The Necessary Revolution. The Fifth Discipline (over two million copies sold), was recognized by Harvard Business Review as “one of the seminal management books of the last 75 years,” and by the Financial Times as one of five “most important” management books. The Journal of Business Strategy named him one of the 24 people who had the greatest influence on business strategy in the 20th century. Recently, he was named to the “1000 Talents” Program (Renzai) in China to help China become a leader in systemic change, to benefit itself and the world”. (Scopri di più su Peter Senge a questo link)
Inoltre, per farci perdonare questa tardata segnalazione, rinviamo anche a questo link dell’ISPI con le 10 proposte di letture estive formulate dai suoi analisti.
L’Ispi per noi, come penso abbiate percepito, rappresenta in materia socio-economica un importante punto di riferimento. Non mancheremo comunque di essere presenti on line anche nei prossimi giorni di agosto poiché le segnalazioni da fare sono ancora numerose e poi vorremmo avviare, su temi di general management, un nostro nuovo servizio in streaming “Il bello della diretta”.
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