Per cercare di presagire gli scenari prospettici per l’Italia questo post è solo il primo e suggerirei di partire da questa breve intervista a Jeremy Rifkin riportata dai colleghi E&Y.

Finalmente qualcuno che non vede un futuro catastrofico per l’Italia. Abbiamo fatto molto in campo energetico, ma non se ne parla. Siamo un po’ più deboli in materia di prevenzione delle catastrofi naturali, ma stiamo dando un contributo valido per modificare in positivo le cause di queste catastrofi: in primis il surriscaldamento della terra. Il Recovery Plan potrà essere un momento importante non solo per investire ma per dare indicazioni di politica economica: su quali settori puntare e quali azioni intraprendere per muoversi verso quelli che tra i 17 obiettivi Onu per la sostenibilità sono quelli più Green. Ne parleremo presto. Le scadenze per la sua presentazione a Bruxelles sono ormai vicine.

Nel frattempo, ci si può preparare leggendo qualche “scenarista”. Uno di questi è sicuramente Rifkin con il suo “Un green new deal globale. Il crollo della civiltà dei combustibili fossili entro il 2028 e l’audace piano economico per salvare la Terra” (Mondadori Milano 2019). Un presagio che ci auguriamo sia centrato. Così, ci auguriamo che sia ascoltato il messaggio lanciato da Luca Mercalli con il quale ho avuto il piacere di condividere il proscenio in alcuni convegni dove inevitabilmente, parlando di futuro, si finiva per sottolineare quanto il “green management” più che una minaccia fosse anche una fonte di grandi opportunità di innovazioni sia di prodotto che di processo. Mercalli di recente ha raggiunto un vasto pubblico con la pubblicazione di “Non c’è più tempo” nella collana dedicata dal Corriere della Sera a “Pianeta 20-20”. Trovo riflessioni stimolanti quelle di una breve intervista a Start the Future dal titolo “Cambiamenti Climatici, cosa è cambiato e cambierà”, pubblicata su Youtube a questo link.

E poi completare le letture con un qualche economista, suggerirei quello che è diventato un noto opinionista televisivo: Carlo Cottarelli. Prima ci racconta “I sette peccati capitali dell’economia italiana” (2019); l’evasione fiscale, la corruzione, la troppa burocrazia, la lentezza della giustizia, il crollo demografico, il divario tra Nord e Sud, la difficoltà a convivere con l’euro; e più di recente ci ricorda quale potrebbe essere il percorso per ritornare dall’Inferno (“All’inferno e ritorno per la nostra rinascita sociale ed economica”, 2021) e riconquistare quella posizione economica e sociale persa purtroppo negli anni di progressivo deterioramento del quadro politico e della classe dirigente del Nostro Paese.

Ci fermiano qui. Qualche idea sulla quale riflettere c’è e nel frattempo restiamo in attesa di quell’importante documento per il futuro dell’Italia e dell’Unione Europea rappresentato dal ricordato Recovery Plan. Anche qui poi, come per tutti i piani, ci sarà un problema successivo alla sua approvazione: l’execution. Ma questa, per il momento, è “un’altra storia”.

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