Lunedì 10 luglio il filosofo Massimo Cacciari, per rendere ancor più rovente il clima metereologico, sul quotidiano La Stampa ha fatto la seguente riflessione purtroppo pienamente condivisibile: “La sconfitta della cultura del diritto”. Nei suoi passaggi la delusione di chi ha notato una classe politica disattenta a questo tema o tutta presa a gestire le normative o per attaccare gli avversari o per liberarsi da situazioni imbarazzanti con la prescrizione del reato per sopraggiunti limiti temporali dell’azione giuridica. In Italia la necessaria riforma della giustizia non può prescindere da una riforma delle normative. Una riforma che deve abbracciare gli argomenti più diversi a partire da quello dei diritti civili. Il tutto partendo da quel testo normativo fondante rappresentato dalla Costituzione Italiana. Lo stesso si potrebbe fare a livello europeo ripescando documenti come “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”, pubblicato nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni e conosciuto come il Manifesto di Ventotene.

Con questo editoriale Cacciari ha aperto un tema di discussione ampio e molto delicato per il nostro Paese ma anche e soprattutto per il nostro Paese come parte dell’Unione Europea. Ce lo ricordava infatti già Paolo Grossi nel 2007, in una collana “Fare l’Europa”, con un libro dal titolo emblematico: “L’Europa del diritto”. In molti soprattutto tra i nostri politici dovrebbero prestare attenzione e approfondire questi temi. Fanno parte di un civile e responsabile vivere insieme. Tanto più le norme giuridiche saranno poche, chiare, condivise e applicate con rigore nei vari Paesi quanto più si andrà verso un’Europa unita.

Il diritto protegge e ci fa percepire l’equità degli interventi pensati e proposti dallo Stato. Le norme suggeriscono i comportamenti che, come l’evasione fiscale insegna, se non puniti o anche semplicemente perseguiti ma senza punizioni creano e fanno crescere un gruppo in Italia assai numeroso: il gruppo dei “furbetti”. Dove quest’ultimi si fanno addirittura beffa degli altri e vanto di aver evaso e aver disatteso qualsiasi regola di equità sociale. Il diritto unisce, la sua assenza lascia spazio ad altre regole di funzionamento della collettività, che molto spesso, anche per nostra etica personale, non sono condivisibili. Uno Stato o una federazione di Stati devono ritrovarsi in un insieme di norme che assicurino comportamenti reputati dai cittadini ad impatto sociale almeno non negativo.

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