Secondo alcuni la catastrofe demografica che sta ci sta per colpire sarà devastante. Per l’Italia si pongono alcuni interrogativi: nel 2045 chi lavorerà? Con le culle vuote saranno gli immigrati che, come lavoratori, prevarranno nelle imprese? Un po’ come è già avvenuto per la nazionale di calcio francese. Aldilà di queste domande, ci si può, ancora più preoccupati, chiedere, chi pagherà le pensioni e la sanità?
Partendo da questi interrogativi Alberto Brambilla imbocca una strada che, a differenza dei pessimisti, risulta decisamente meno catastrofica. Suggerisce al lettore di procedere con calma (Keep calm) poiché, a ben pensarci saremo in meno, ma più felici e meno stressati. In questa direzione ci spinge un approccio che, non guardando solo i numeri, effettua una lettura di questo tipo: siamo arrivati ad essere più di 8 miliardi e fino al 2064 continueremo a crescere, ma a tassi meno elevati di quelli degli ultimi 78 anni. Per fortuna non è pensabile una proiezione lineare del trend di questi anni.
Pertanto l’elevato tasso di crescita si attenuerà e il rallentamento demografico si farà sentire per tutti i Paesi, eccetto forse per l’Africa. Questo rallentamento sarà nelle ipotesi di diversi Centri di Ricerca più o meno marcato, come viene evidenziato nella Figura dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali diretto da Brambilla, Inoltre è nel 2064 che si registrerà, secondo l’Università di Washington, l’Human peak di 9,7 miliardi. Dopo di allora si può ipotizzare addirittura una decrescita più o meno marcata. Questi passaggi, dall’accelerazione nell’Antropocene per arrivare poi alla decrescita, possono far bene a tutti. Tra le varie riflessioni che l’autore propone questa sembra interessante: da questa decrescita potrebbero scaturire ulteriori effetti positivi sia in termini di risparmio del suolo sia di consumi di acqua dolce sia di emissioni di gas con una lenta ma costante riduzione delle temperature.
Del resto faccio parte di quella scuola di pensiero che ritiene avviato un processo, che vedrà la natura, con i pesanti avvertimenti che già ha iniziato ad inviarci, riprendersi i suoi spazi e le sue caratterizzazioni, fermi restando quei macro-cicli geoclimatici che lei stessa nei secoli ha spesso manifestato. D’altra parte, chi ha visto da vicino la forza della natura non può non averne timore.
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