Dato che spesso i grandi stimoli vengono dalle persone diverse da noi per cultura, modi essere e modi di fare, dobbiamo essere pronti ad accettare e a confrontarci con chi sottolinea tali “diversità”. Anzi dobbiamo andare a cercarle. Durante questa ricerca mi sono imbattuto nel libro di Marco Armiero “L’era degli scarti”. Proprio in questa fase di mia sensibilità verso i temi ambientali, rientranti nella più ampia sostenibilità, il libro mi è sembrato per le sue diversità stimolante. L’idea centrale è infatti originale: si sta vivendo una nuova era geologica ma questa non è, come qualcuno sostiene, l’Antropocene, ma sostiene Armiero, il Wasteocene. Certo è un’era che comunque la si chiami si rispecchia bene nell’immagine scelta per la copertina del libro.

Nel pensiero di Armiero il Wasteocene (dall’inglese waste, scarto), è “un’epoca segnata dalla continua produzione di persone, comunità e luoghi di scarto. L’imposizione di relazioni socio-ecologiche che producono comunità umane e non umane di scarto implica la costruzione di ecologie tossiche fatte di sostanze e narrazioni contaminanti. In un viaggio tra Napoli e Agbogbloshie, in Ghana, tra fantascienza ed epidemie, Marco Armiero porterà i lettori nelle viscere del Wasteocene, ma indicherà anche le esperienze di resistenza che lo stanno smantellando”. Così Einaudi, l’Editore, presenta questo libro da considerare se si vuole uscire dalle frasi stereotipate per cercare di capire cosa significhi su questo tema non esserci per sbaglio. Sta diventando pericoloso il dilagare di atteggiamenti green washing.

Su Google Book a questo link sono proposte 13 pagine di Preview del libro. L’auspicio che ci vede al fianco dell’autore è quello di riuscire a smantellare la “discarica globale”. Del globale ci stiamo liberando, adesso è l’ora che tocchi alla “discarica”.

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