L’impresa che rigenera risorse è quella che rischia di consentire alle imprese di essere più facilmente sostenibili. È più sostenibile di chi tuttalpiù pensa di ridurre gli sprechi (ad esempio i km zero) e non cerca invece di praticare questo “modo di essere”, questo stile di vita. Ce lo evidenziano in un loro recente contributo Niels De Farguier e Stephen Vasconcellos. Si può rimanere colpiti da quanti modi vi siano per essere rigenerativi. I 200 casi aziendali riportati nel libro e ad uno ad uno brevemente descritti ne danno evidenza. Dove l’impresa rigenerativa, come accennato, non cerca tanto di essere più sostenibile (meno scarti, meno sprechi, maggior valorizzazione delle persone) ma di rigenerare le risorse che utilizza, la comunità in cui opera e i legami tra le persone che ruotano intorno all’impresa e che danno vita ai diversi stakeholder.
L’esperienza internazionale dei due autori è una garanzia di sensibilità e di visione ampia, elementi che li hanno aiutati a cogliere la costruttività di quest’approccio. Non si lavora solo per fare meno danno (come ci ricordava già Navi Radjou, Oltre la sostenibilità: l’impresa rigenerativa, articolo pubblicato su HBR del giugno 2023). È opportuno lavorare per cercare di fare del bene non limitandosi a consumare risorse, ma preoccupandosi di rigenerare le risorse consumate.
È per questo che “è entusiasmante vedere come oggi, aziende pionieristiche, tra cui Danone, Eileen Fisher, General Mills, illycaffè, Interface, Patagonia e Meiji Yasuda, stiano guidando la rivoluzione rigenerativa in America, Europa, Asia e nel mondo (Hbr)”. La proposta dei due autori è ampia. Oltre al libro vi è un sito dove a quello si associano altri strumenti che offrono soluzioni pratiche, suggerimenti per essere rigenerativi.
Inoltre, come ricordano nel loro lavoro, citando i contributi di una dei pionieri di questa tipologia di impresa, Jenny Andersson (2019), le imprese generative sono attraversate da una mentalità di giustizia climatica e hanno i seguenti tratti comuni (pag.45):
-Hanno un purpose evolutivo,
-Hanno una visione del mondo da sistemi viventi, quindi la loro presenza è solo temporanea,
-Favoriscono il benessere e la partecipazione,
-Rispettano la loro dimensione locale,
-Sviluppano più tipologie di capitale, non solo quelli eco-fin
-Pensano, progettano e operano in modo sistemico,
-Adottano una mentalità collaborativa, pensano in termini di equità intergenerazionale,
-Prestano attenzione ad una pluralità di stakeholder,
-Sfidano e non accettano lo status quo.
Insomma, il movimento rigenerativo rappresenta un’ulteriore risposta a cambiamenti che rendono prioritario intervenire con le imprese e non solo come singoli cittadini. C’è un Bene comune che incalza e delle soluzioni che supportano ed aiutano a praticare in modo costruttivo la sostenibilità. Cambia peraltro la prospettiva: si deve cercare di aiutare e valorizzare la natura, se vogliamo che in futuro non sia sempre più ostile, ma contributiva. D’altra parte lo è sempre stata mettendo a disposizione delle persone e delle imprese risorse preziose senza le quali lo sviluppo non sarebbe stato possibile. I due autori arrivano ad affermare:
“L’imprenditorialità rigenerativa è una risposta del sistema immunitario della madre terra” (pag.19) e richiamano il pensiero di un premio Nobel “quando un sistema è lontano dall’equilibrio, piccole isole di coerenza in mare di caos hanno la capacità di portare l’intero sistema a un ordine superiore” (Ilya Prigogine, pag.24). Forse è opportuno cercare di essere rigenerativi.
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