Ormai gli Stati Uniti e i manager americani stanno cambiando. Da un’assoluta attenzione ai volumi e alla crescita, all’attenzione sempre più accentuata alla qualità. Da quando “La macchina che ha cambiato il mondo” (1985) ha scosso quella realtà, quella stessa realtà ha capito che avrebbe dovuto gestire in modo diverso se si fosse desiderato evitare il declino. Oggi la qualità è un imperativo in molte attività. Ed ecco perché ogni tanto qualche studioso sente la necessità di ricordare anche cosa sia necessario fare per rispettare quell’imperativo. Lo ha fatto Roger Martin nel suo recente libro “When more is not better: Overcoming America’s Obsession with Economic Efficiency” e lo fa, ricorrendo alla preziosa metafora delle laboriose api, Adam Waytz (della Kellogg School of Management) nel suo articolo “The Busyness Trap” (Harvard Business Review, March-April 2023).
La trappola della frenesia fa così tanto parte della cultura aziendale che molte volte offusca la nostra visione di ciò che sta realmente accadendo. Ci aspettiamo di essere occupati; non sappiamo cosa fare quando non lo siamo. La trappola dell’operosità ci fa muovere con una velocità così insensata che siamo come il pollo che corre in giro per l’aia anche se con la testa tagliata. Ci immergiamo nelle nostre e-mail e riunioni con un’energia maniacale che vieta la riflessione, conversazioni con i tempi giusti e delle pause dalla routine. Molte persone cronicamente impegnate potrebbero non essere nemmeno consapevoli della misura in cui la trappola della frenesia controlla le loro vite. Waytz ci aiuta a capire se uno di noi è una di queste persone. Dipende dalle risposte che diamo a queste domande. Queste sono un buon indicatore di dove siamo nell’ampio spettro delle persone che “non hanno tempo”:
• Credi che il tuo lavoro ti consenta di muoverti verso un obiettivo specifico e importante: maggiore responsabilità, apprendimento di una nuova abilità chiave, raggiungimento di una posizione importante?
• Ti ritrovi a tentare di creare l’impressione di essere più impegnato di quanto non sia in realtà?
• Inizi a digitare furiosamente sul tuo computer quando il tuo capo entra nel tuo ufficio?
• Ti impegni a sottolineare quanti viaggi hai intrapreso per conto dell’azienda e i sacrifici che hai fatto?
• Di solito parli ai tuoi colleghi di quanto hai lavorato fino a tardi, di come hai passato il fine settimana a lavorare su un progetto o a quante e-mail devi rispondere?
• Sei dipendente dal tuo smartphone? Controlli costantemente i messaggi? Non sei in grado di sostenere conversazioni con colleghi di lavoro o familiari o amici senza controllare regolarmente il cellulare?
• Quando le cose rallentano al lavoro, ti senti in colpa? Trovi impossibile fare una vacanza quando le cose vanno a rilento? Cerchi di riempire il tuo tempo libero di lavoro con compiti insignificanti e noiosi?
• Se sei impegnato, quale percentuale di quel lavoro è significativa e stimolante? Quale percentuale potrebbe essere delegata a un subordinato senza alcun calo di efficacia? Quale percentuale potrebbe essere ignorata completamente senza conseguenze negative?
• La tua famiglia o i tuoi amici hanno mai commentato il tuo bisogno di sentirti importante?
• Si prendono gioco della tua incapacità di smettere di parlare di questioni legate al lavoro o di goderti il tempo personale senza comunicare tramite cellulare o e-mail?
Più le risposte positive sono una percentuale rilevante più, non c’è dubbio che stai cadendo nella Busyness Trap. Sei proprio come un’ape, ma non sei l’ape regina.
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