Il Siri al quale mi riferisco è culturalmente più nobile e praticamente anche più utile di quello che conosciamo come assistente vocale per alcuni dei nostri cellulari. Ma il confronto nei suoi confronti è irrispettoso. Per cui mi affretto a sottolineare che ho letto e cercato di capire l’utilità di un libro scritto da Giuseppe Siri, uno degli psicologi aziendali italiani più interessanti. Il titolo del libro, giocando sulle parole, è di per sé accattivante: Cambia-mente. Una nuova mentalità per guardare il futuro. È un tema rilevante in generale e in particolare lo è per l’autore che, rispetto al futuro, in qualità anche di nonno, deve cercare di cambiare: per realizzare “un passaggio da un atteggiamento passivo ed attendista a una prospettiva costruttiva e proattiva. Nessuna ricetta magica e nessun. “gurismo”, ma una chiave di lettura credibile e coerente con una sintesi di ciò che sta accadendo”. (Cambia-mente, Invito alla lettura, pag.9).

Per prima cosa è opportuno rendersi conto che gli occhiali della modernità sono diversi da quelli che abbiamo utilizzato sino ad oggi. Secondo Siri diventano fondamentali:

a. La strategia della scissione

b. La psiche della identità

Bisogna attivare la ricerca di nuovi occhiali e in questo caso, sempre secondo l’autore, è interessante chiedersi: perché la nostra mente non usa il cervello? La risposta è che in realtà ne usa solo una piccola parte, poiché scatta la “selezione attentiva” e restringiamo il nostro focus di attenzione, come si fa con la vista quando si isola un elemento dall’insieme. Bisognerebbe cambiare. E il cambia-mente è “un cambiamento che coinvolge non solo azioni o abitudini, ma le prospettive da cui guardiamo le cose, detto anche cambiamento di tipo 2” (pag.128).

Quest’ultimo, che noi tendiamo a non voler vedere, è alimentato da tre aspetti anomali:

-“coinvolge non solo l’ambiente esterno, ma anche l’immagine di sé. … un cambiamento di mentalità, che riguarda l’identità e quindi la fonte ultima di stabilità e certezza delle persone” (pa.129). Le persone sono al centro.

-“noi occidentali veniamo da almeno mezzo secolo di pace e di crescita continua di benessere a tutti i livelli; quindi, poniamo resistenza a cambiare una situazione in cui siamo stati molto bene e in cui vorremmo rimanere o tornarci se ne siamo stati allontanati a forza (seconda legge della fissazione e regressione)”.

-Per la prima volta nella nostra storia -è l’anomalia principale- la sua causa non è l’avvento di un diverso progetto (anche il conflitto tra potenze che sta emergendo rimane entro l’orizzonte del gioco avviato dalla modernità)”.

Così dato che ciò che ci sta intorno non può più tollerare di essere ignorato sarà opportuno, con il cambio di occhiali e così come suggerisce Siri:

-Imparare a ragionare per scenari,

-Individuare i megatrend critici per il pianeta, per il mondo (la civiltà, la società e la cultura) e per la persona (l’organizzazione psichica attraverso la quale i singoli si orientano)

-Non trascurare le “faglie di crisi” che stanno modificando gli equilibri del pianeta: ad esempio le dinamiche demografiche; in particolare 5 sono gli “stati da allarme rosso”: il riscaldamento modifica il clima, la forbice dell’ineguaglianza si allarga, l’inclusione mancata, generazioni e genere una miscelazione difficile, la carenza di slancio vitale.

A fronte di questo contesto la nuova disciplina che ci viene proposta, con un neo-logismo azzeccato, potrebbe essere chiamata “collapsologia”, una linea di studi nata in Francia nel 2015. Gli studiosi aderenti a questo filone “partono dall’assunto secondo cui siamo ormai oltre ogni possibilità realistica di invertire la rotta: il naufragio è inevitabile e tutto quello che possiamo fare è organizzarci per minimizzare i danni e salvare quanto utile per la ripartenza”. (pag.152)

Ma non è così. Si può pensare, secondo Siri, di riconoscere all’azienda un ruolo diverso in un capitalismo diverso, più democratico ed inclusivo. In particolare, considerando comunque l’azienda come la “figlia prediletta della modernità” (pag. 161), si possono trasformare lavoro ed azienda in quegli utili laboratori della transizione (*). Si può chiedere a queste realtà sociali di innescare, con le opportune più ampie attenzioni, i “cambia-mente” auspicabili.

Approfondi-menti (*)

Tornano preziosi in proposito alcuni tra i molti contributi della letteratura:

Zygmunt Bauman (2014) La società dell’incertezza, Il Mulino, Bologna

Umberto Galimberti (2005) Il tramonto dell’occidente, Feltrinelli, Milano

Gary Hamel – Michael Zanetti (2021) Humanocracy, Ayros Editore, Milano

Edgar Morin (2017) La sfida della complessità, Le lettere, Firenze

Nonaka I – Takeuchi H. (2021) L’impresa saggia. Come le imprese creano l’innovazione continua, Guerini Next, Milano

Stefano Zamagni (2013), Impresa responsabile e mercato civile, Il Mulino Bologna

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