Questo è il titolo di un libro di Italo Calvino. Vale anche per chi si occupa di Management. Ci sono dei “classici”, così come sono indicati dallo scrittore di nascita cubano, per molti anni torinese e comunque di fatto italiano: sono quelli che vengono letti e riletti. Accanto a questo ci sono altri tredici motivi per cui un libro diventa un classico e fra questi il sesto è quello, a nostro avviso, da ricordare: “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. Nella letteratura di management i classici si ritiene opportuno che vengano letti per capire “Where do you start” su un tema e se i contributi successivi sono evolutivi o innovativi, nella speranza che non siano involutivi. Si comprende inoltre come (How) e perché (Why) si è arrivati a quello stato di conoscenze. Inutile far finta che “il ritorno al passato” non serva, se poi si scopre che quel che è passato viene riletto per “ignoranza” come novità, come futuro. In realtà è solo una “copia” di qualcosa di già vissuto o visto.

Così, dopo aver preparato un primo elenco di questi classici del management (al quale rimandiamo), che potrete trovare nel nostro Blog, segnalando il libro Neuroscienze e intelligenza emotiva di Furio Bartoli ci viene in mente che, anche per questo lavoro, può essere utile una rilettura di due classici pubblicati in precedenza su questi argomenti: Formae mentis di Howard Gardner (Feltrinelli, Milano 2010), un saggio nel quale l’autore presenta la pluralità di intelligenze che caratterizzano la nostra mente e Daniel Goleman con il suo Intelligenza emotiva (Rizzoli, Milano 2011) che ha fatto crollare i miti del tradizionale Quoziente di Intelligenza (Q.I.) per affermare la rilevanza soprattutto in ambiti sociali del Q.E., di comportamenti caratterizzati da una miscela in cui il quoziente intellettivo si fonde con virtù quali l’autocontrollo, la pervicacia, l’empatia e l’attenzione agli altri. Questa miscela è l’intelligenza emotiva.

A questo punto l’utilità del libro di Bartoli “Neuroscienze e intelligenza emotiva” emerge in modo chiaro, in termini di applicazioni a livello organizzativo e comportamentale di quelle originarie proposte teoriche. In particolare il sottotitolo è significativo: “Come cambiare le organizzazioni a partire dal nostro cervello.” Questo in un’epoca nell’ambito della quale le esigenze di cambiamento sono aumentate in modo esponenziale.

Così l’autore dopo averci preparato a leggere le nostre emozioni e a conoscere nella sua struttura il nostro cervello e il funzionamento della memoria, ci accompagna in un viaggio attraverso il quale acquisiamo consapevolezza del nostro stato emotivo, per arrivare a gestire le emozioni; capiamo ed arriviamo a migliorare la nostra autostima, la nostra autoefficacia e la motivazione, con un dovuto passaggio da Maslow a McClelland. Si trattano poi i temi di grande attualità dell’adattabilità, del cambiamento e della resilienza. I quattro capitoli finali sono molto in linea con le nostre più recenti diversioni: l’arte di ascoltare, una leadership situazionale dove le emozioni svolgono un ruolo rilevante*, l’importanza del Team e del gioco di squadra, per terminare con la delicata gestione dei conflitti.

D’altra parte, anche se qualcuno ha qualche dubbio**, questo è un filone di studi che offrirà suggerimenti per impostare i processi di management. Anche solo per la prospettiva dalla quale si osservano le organizzazioni. Pertanto in materia ci sembra utile ricordare, sempre per i suoi impatti gestionali, un altro libro da leggere in abbinamento a quest’ultimo. È Neuromanagement di Gian Carlo Cocco (Angeli, Milano 2016), con il quale abbiamo avuto alcune occasioni di collaborazione nei corsi della Liuc Business School, in Manage-Mind e nel T-Lab Cfmt (Centro Formazione Management del Terziario, diretto da Enzo Rullani). In questo lavoro viene dato ampio spazio alle intelligenze multiple, così come formulate nella proposta di Gardner e al passaggio da queste alle intelligenze manageriali (capitolo 5). È appena il caso di sottolineare come queste intelligenze, da quella linguistica a quella logico-matematica a quella corporeo-cinestetica, abbiano sviluppi diversi in persone diverse. Così, ad esempio, l’ultima intelligenza ricordata è una dotazione importante per atleti, musicisti, attori e inventori. Ciò posto, è opportuno anche ricordare, come fa Cocco, che le intelligenze multiple, non devono rappresentare quelle potenziali trappole mentali che in realtà sono (capitolo 6). A chiusura del lavoro, dopo un 10° capitolo, dedicato agli accorgimenti per la ricerca di un equilibrio mentale, un’appendice “sfiziosa”: strumenti e casi applicativi per i concetti presentati.

Su questo tema, il Prof. Gian Carlo Cocco, ha realizzato un webinar per gli abbonati a Manage-Mind.

*Si va dal Questionario di autoverifica delle intelligenze multiple ad un esempio di workshop sul brain fitness. Anche questi sono percorsi che, come si è potuto notare, aiutano a “lavorare in modo più efficace e soddisfacente”. Per questo li segnaliamo alla vostra attenzione. Siamo infatti convinti che noi si viva in un contesto dove la capacità di capire e gestire sé stessi e gli altri sarà sempre più centrale.

**Sempre nel n°2 winter 2023 della Sloan M.R. viene pubblicato un articolo di Cooney Horvath dal titolo emblematico: The Limits of Neuroscience in Business.

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