Partendo da questa domanda Adam Grant, della Wharton School dell’Università della Pennsylvania, ci costringe a soffermarci su un tema tutt’altro che secondario insinuandosi nel più ampio e cruciale problema della collaborazione in azienda. Più si lavora con gli altri o in team e più comprendere la propria natura e quella degli altri può essere utile per lavorare “meglio”, senza aspettative che difficilmente potranno andare soddisfatte. Per iniziare ad affrontare questo sfida comportamentale, può essere interessante seguire questo breve video dal dal titolo intrigante: “Voi siete un giver o un taker?”
Scoprirlo non è banale poiché come indicato dall’abstract dell’articolo di Adam Grant (“In the company of givers or takers”), apparso su Harvard Business Review (Aprile 2013): “I dipendenti prendono decisioni ogni giorno sull’opportunità di contribuire al lavoro degli altri e la loro disponibilità ad aiutare è fondamentale per l’efficace funzionamento del gruppo e dell’organizzazione. Ma in un mondo del lavoro competitivo, spesso a somma zero, quella della generosità può essere un percorso pericoloso. Come possono i leader promuoverlo senza ridurre la produttività, senza minare l’equità e spingere alcuni dipendenti a diventare zerbini?”
La chiave, spiega Adam Grant di Wharton, è aiutare i “givers” (quelli che aiutano) a raggiungere una comprensione meno sfumata di cosa sia e cosa non sia la loro generosità. Solo con questa consapevolezza saranno in una posizione migliore per offrire un aiuto sostenibile, poiché potranno distinguere la generosità da tre attributi che spesso viaggiano con essa: timidezza, disponibilità ed empatia. I donatori possono superare la timidezza, dice Grant, imparando ad agire come agenti, utilizzando “account relazionali” per difendere gli altri mentre negoziano da Takers. I generosi possono stabilire dei limiti su quando, come e chi aiutare. E possono sforzarsi di essere con vista aziendale, non solo empatici, ma cercando di conoscere sempre meglio gli altri gli altri possono arrivare ad allocare il loro tempo in modo più produttivo. Ciò andrà a vantaggio dell’organizzazione nel suo insieme.
Si è dato spazio a questo delicato argomento soprattutto perché dovremo occuparci nuovamente di Adam Grant anche per il suo ultimo libro, pubblicato da poco, tanto semplice quanto straordinario: “Think again”. Un titolo che è una precisa esortazione a non spegnere mai la mente (the mind).
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