Quest’approccio alla gestione dei progetti viene da lontano 1986 (Hbr) ed è stata proposta da due autorevoli studiosi, Nonaka – Takeuchi, che dopo qualche anno pubblicarono il primo di quei due lavori “The Knowledge-creating company. Creare le dinamiche dell’innovazione” (Guerini e associati, Milano, 1997), con i quali hanno contribuito a mettere al centro degli studi di management l’innovazione, come frutto della conoscenza e dell’apprendimento organizzativo.
“Scrum” è stato mutuato dalla terminologia del rugby: l’approccio spinge a pensare alla mischia flessibile nelle sue evoluzioni, alla quale si ricorre nei momenti di palla contesa tra le due squadre (*). Questa “mischia”, in cui entra la palla e ne esce determinando solo per una delle due squadre il possesso della palla stessa e la possibilità di avviare un’azione, è composta da 8-10 giocatori con ruoli in campo molto diversi. L’idea, come accennato, venne proposta da Nonaka e Takeuchi, ma subito non venne apprezzata. In realtà solo con il loro primo libro, quando affermarono il modello di apprendimento ed enfatizzarono (Figura 1) come fasi caratterizzanti in questo modello quelle della socializzazione (quadrante in alto a sinistra) e della combinazione (quadrante in basso a destra). È in questo momento che fu chiaro il ruolo della vecchia metafora della mischia (Scrum).
Come evidenziato nell’exhibit 1, se si pensa allo svolgersi di un progetto – processo, si può capire quanto il terzo approccio, quello Scrum (Tipo C), oltre che una fonte nello sviluppo di conoscenza, possa poi risultare funzionale alle soluzioni “agile” e a velocizzare i progetti/processi. Le varie fasi si concludono prima: il progetto più lungo è quello organizzato con la logica del tipo A (sequenziale), mentre il più breve è quello del tipo C. L’approccio C è anche quello che prevede un maggior coinvolgimento delle persone nelle varie fasi del progetto.
Da queste riflessioni è partito anche Alex Campbell sia nel suo libro iniziale Agile Project Management with Scrum: Selected Scrum Practices and Tips in Agile Project (2019) che in quello successivo Agile and Scrum (2020).
Insomma, nel giro di pochi anni è stata ormai prodotta un’ampia letteratura su come creare un Agile Business. Probabilmente si tratta di una risposta ad un ambiente esterno in continuo cambiamento, dove una gestione delle persone che faccia ricorso a soluzioni a forte contenuto normativo e a strutture burocratiche ingessate ha mostrato forti limiti. Inoltre l’evoluzione delle tecnologie ha ulteriormente favorito il diffondersi delle metodiche “agile”. Proprio come ci sottolinea lo stesso Neil Perkin nel suo primo lavoro, l’Agile Business infatti è centrato su un utilizzo intenso di soluzioni ad alto contenuto digitale e un “data driven” impostato e gestito in modo efficace, a supporto di almeno due aree: quella del marketing e della strategia (N. Pernik – P.Abraham, Building the Agile Business through Digital transformation, Kogan, London, 2017).
+(*) Definizione tratta dal “Dizionario del rugby” http://www.rugbysandonato1981.it/rugby/il-dizionario-del-rugby_1662.php# Scrum (Ingl.), Mêlée(Fr.), Mischia chiusa o mischia ordinata (It.): La cosa più difficile da capire dagli spalti, regolata da ben 39 articoli di regolamento. Se viene bene è stabile come il tavolino su cui la nonna ci serviva il the (Cit. Munari). No davvero cosa vuol dire? Lo scopo di una mischia è di far ripartire il gioco con una lotta per il possesso del pallone dopo un’infrazione minore o un’interruzione. Ogni squadra deve avere due piloni e un tallonatore nella prima linea e due seconde linee nella seconda linea. Tre giocatori di terza linea per ciascuna squadra completano la mischia. Certo la sensazione che ho, approfondendo questo argomento, è che si diventi “agile” solo quando si fa con la mente almeno tanta “palestra” (non a caso in latino si parla di gymnasium) quanto se ne fa per il corpo.
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