Sulle rive del lago Maggiore ha trovato rifugio, tranquillità e ispirazione un numero elevato di studiosi delle più diverse aree scientifiche. Dallo psicologo Eric Fromm in Locarno ai fisici del centro di ricerche di Ispra. Addirittura, sono nati e vissuti a Luino e dintorni quel gruppo di cabarettisti che, insieme a Enzo Jannacci e Giorgio Gaber, hanno rappresentato un momento di significativa rottura per l’entertainment italiano. Mi riferisco a Cochi e Renato, a Enzo Iacchetti, a Massimo Boldi, a Francesco Salvi e ai Fichi d’India. Sono nati e vissuti in quello che qualcuno, per la sua piovosità, ha definito “il paese della pioggia”, scrittori come Piero Chiara. Che dire poi di Dario Fo, nato a Porto Valtravaglia e premio Nobel per la letteratura nel 1997. Inoltre, tra la sponda lombarda e quella piemontese se ne sono viste di ogni specie e non solo sul piano artistico. Non ultimo il ruolo politico della sponda piemontese (sabauda) rispetto a quella lombarda austriaca nel Risorgimento italiano.
E dove c’è cultura c’è anche industria. Per cui laddove vi erano gli spazi per fare industria sono nate industrie in Valcuvia, in Val d’Ossola e nel Cusio con le sue valli intorno al lago d’Orta. L’industria chimica (Rumianca), la siderurgica (Sisma e P.M. Ceretti), larga parte della rubinetteria bagno (F.lli Frattini, Fima), per concludere con le “raffinate” produzioni di Bialetti e Alessi. L’industria tessile sia per abbigliamento (Leggiuno e Leva Letta, Torcitura della Valcuvia) che per arredamento si è invece sviluppata sulla sponda lombarda; con la Mascioni spa si sono affermate sempre sulla sponda lombarda anche imprese come Inda (oggettistica per il bagno) e Usag (utensileria professionale). Che questo legame tra cultura del territorio e industria esistesse da tempo ce lo ricordava già Carlo Cattaneo, a metà ottocento, quando scriveva nel suo Del pensiero come principio di economia pubblica (1856): “Prima d’ogni lavoro, prima d’ogni capitale, quando le cose giacciono ancora non curate e ignote in seno alla natura, è l’intelligenza che comincia l’opera, e imprime in esse per la prima volta il carattere di ricchezza”. E l’intelligenza si è presentata e si presenta nei territori dove viene curata e sviluppata. Si pensi alla Lombardia in Italia e alla Silicon Valley in California e come queste siano frutto di un’“intelligenza” molto diversa da quella puramente finanziaria. Per una conferma e un approfondimento di questa visione di Cattaneo, anticipatrice del recente Intellectual Capital, è stato interessante rivolgersi a chatgpt.com e vi invitiamo a farlo per apprezzarne la risposta con la domanda: Carlo Cattaneo cosa afferma sul rapporto cultura, territorio ed economia?
Non deve quindi stupire se sempre su quel territorio intorno al lago Maggiore sia nata, dapprima, l’Università Cattaneo Liuc (Castellanza) e poi si siano aggiunte l’Università dell’Insubria e quella del Piemonte Orientale con sede a Novara. Ne emerge quindi un contesto potenzialmente generatore di spinte verso l’originalità e l’innovazione, spinte che spesso nascono più dalle connessioni trasversali che dagli approfondimenti mono-tematici e verticali. Così, anche se si vuole parlare costruttivamente di management non lo si può fare se non con un approccio olistico, trasversale rispetto alle aree funzionali, e che riconosca il ruolo determinante delle persone e del loro comportamento. Si può pensare allo strumento più innovativo, ma se si dimentica che questo verrà utilizzato e gestito dalle persone, si perde una grande opportunità per il progresso nella gestione delle imprese. È per questo che la Business School della Liuc, che inizialmente ha portato il nome del primo rettore della Liuc prematuramente mancato per una grave malattia, sin dalle origini si è mossa in questa direzione. Al Centro Camillo Bussolati (oggi Liuc Business School) già agli inizi degli anni 2000 ci si rivolgeva a imprenditori e manager con:
-Un percorso di Sviluppo delle Capacità Direzionali (S.C.D.) su tre livelli e tre macro-filoni: gestire risorse, risolvere problemi, valutare il rischio, dove i diversi temi trattati venivano articolati in una sessione teorica seguita da una testimonianza sullo stesso argomento come portato dell’esperienza di un imprenditore o di manager;
-Un corso in Gestione delle imprese tessili e abbigliamento, al fine di essere a supporto della vocazione del territorio verso questi comparti;
-Il General Management Program (G.M.P.) con giornate dedicata all’innovazione, alla comunicazione sia verso l’interno che verso l’esterno, all’approccio lean e all’analisi della dimensione economico-finanziaria della gestione e con una simulazione di gestione aziendale (Management Flight Simulator);
-Advanced Planning and Control Program (APCOP) che muoveva dall’idea di controllo strategico, per esplorare aree come le risorse umane, la Balanced Scorecard, l’Activity Based Costing;
A questi corsi si affiancavano iniziative come:
-I Customized Enterprise Programs con i quali si rispondeva con percorsi “make to measure” ai fabbisogni formativi di aziende come Air Liquide, Lindt Italia e Antares Vision;
e le più recenti iniziative:
-Business Ethics. Dai valori al valore economico di impresa, per definire azioni e strumenti di cui avvalersi nel caso di un’impresa attenta al “bene comune”;
-Certificazione Balanced Scorecard Italia, livello base (5gg) e MasterClass (3gg), per fornire le conoscenze e gli accorgimenti utili per un’efficace introduzione in un’ azienda della Balanced Scorecard; il corso, oltre che ad imprenditori e controller, è destinato a professionisti che desiderino proporre ai loro clienti questo costruttivo approccio per una più efficace attuazione della strategia.
Con la Business School è stato creato un importante “knowledge center” (dal quale sono disponibili, su richiesta, i materiali di diverse sessioni) che costituisce un serbatoio di idee dal quale stanno attingendo le più recenti iniziative e pubblicazioni della Liuc sul tema della sostenibilità. Si ricordano due raccolte di saggi: Creazza, Pizzurno e Urbinati (a cura di): “Economia circolare e Management – un nuovo approccio industriale per la gestione d’impresa” (Guerini NEXT, 2021), e Tettamanzi P. (a cura di) ”Sostenibilità, Impresa e Stakeholder (Giuffrè Lefebvre, Milano, 2023).
D’altra parte cosa significa creare delle imprese aperte a recepire idee e suggerimenti da tutti gli stakeholder? E cosa significa realizzare un approccio Humanocracy? Queste sono le domande esistenziali alle quali si è arrivati passeggiando lungo le sponde del lago, soprattutto nei malinconici giorni di pioggia. Si arriva a pensare ad un’impresa espressione di un “capitalismo” diverso da quello sin qui praticato. Un “capitalismo per molti” più che per pochi, più democratico e partecipativo. Ormai sono in molti che pensano in questa direzione. Anche il collega Massimo Folador, con il quale ho condiviso alcune esperienze professionali, ha offerto indicazioni in proposito nel suo “Un’impresa possibile” (Guerini, Milano 2014), dal sottotitolo emblematico: persone e aziende che costruiscono il futuro.
Così, pure Vittorio Coda con l’ISVI (Istituto per i Valori d’Impresa) e con i suoi libri sull’impresa, sull’agire nel business per il “bene comune”, stanno indirizzando le teorie economiche aziendali in questa direzione. Con lui vi sono altri studiosi, come quelli appartenenti all’università di Genova, Lorenzo Caselli e P.M. Ferrando (si ricorda di quest’ultimo il prezioso ed antesignano contributo dell’Electronic journal of management, rintracciabile al seguente link www.impresaprogetto.it), o Giorgio Donna con il suo articolo La buona causa dell’impresa, pubblicato sulla rivista digitale.
Proprio questi due studiosi, fra l’altro, hanno organizzato a luglio 2024 presso il Sant’Anna di Pisa e l’Università Statale a Milano, un seminario dal titolo “L’impresa che vogliamo”. In questa occasione è stato presentato un “manifesto” scritto a più mani, di cui si dà il link (l’impresa che vogliamo.impresaprogetto.it), che è stato firmato anche da Vittorio Coda e Lorenzo Caselli e che sta suscitando nel mondo accademico molti commenti e riflessioni. Avendo avuto la fortuna di partecipare a questo e ad altri convegni con il Prof. Coda tra i relatori, sento che cercherò di discutere con voi, con la nostra community nei prossimi mesi queste tendenze che trovano radici lontane: bisogna risalire almeno ai libri del Prof. Carlo Masini, che come Presidente dell’Ospedale Ca’ Granda di Milano ha anche “praticato” alcune di queste idee.
Pertanto, se si osserva questa crescente attenzione verso un’impresa diversa chiamata ad operare in un contesto diverso, si ha la netta sensazione, anche se non si passeggia lungo le rive del lago, che qualcosa stia già cambiando.
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