La collaborazione con gli altri è un fatto di cultura e di valori. Non c’è collaborazione se c’è prevaricazione o peggio imposizione. Ci deve essere la cultura del rispetto dell’altro, chiunque esso sia e qualunque siano i suoi tratti caratterizzati fisici o psichici. Eppure senza collaborazione, in un mondo complesso, difficilmente si riescono a raggiungere in modo compiuto traguardi ambiziosi.
Come si può ottenere un’efficace collaborazione?
Il punto di partenza è la consapevolezza dei propri limiti e della collaborazione come possibile punto di partenza. Mi piace raccontare la mia storia. Nel primo colloquio che ebbi con il Prof. Carlo Masini tre sue indicazioni mi colpirono e mi rimasero indelebili negli anni: il nostro lavoro è una missione, non riuscirai mai a leggere e poi studiare tutto, si deve imparare a fare delle scelte, ma per fortuna non siamo soli poiché siamo al servizio degli altri. Capii da quegli spunti che la collaborazione con colleghi e studenti era fondamentale per non trovarsi isolati fisicamente e contenutisticamente. Ad esempio tutti i docenti che entravano nell’Istituto del Prof. Masini dovevano far parte del Team che con formule diverse erogava i contenuti base con mix tra lucidi sui vari argomenti e casi aziendali. i singoli insegnamenti. In Sda Bocconi ancor di più. Organizzata per Aree funzionali ogni docente entrava a far parte di quell’area e si lavorava insieme su corsi e progetti di Ricerca. C’era addirittura una vicinanza fisica occupando in più persone un ufficio.
Quelle del Prof. Masini non pensavo che fossero importanti verità. Verità che consiglio di non trascurare in qualsiasi contesto, università, business School o impresa, uno si trovi ad operare. I colleghi più esperti o di pari esperienza possono rappresentare persone con le quali valuti i tuoi contenuti, ma anche i più giovani possono risultare un importante stimolo, ad analizzare e approfondire aspetti diversi del sapere. Aveva proprio ragione Platone è importante essere convinti di “sapere di non sapere”. Da qui scatta l’umiltà con la quale si svolge anche il ruolo, su alcuni argomenti, di insegnare agli altri: studenti e collaboratori con i quali si lavora direttamente con un ruolo gerarchico superiore. C’è spesso qualcosa da imparare anche da loro. L’ho visto con le tante tesi da me seguite prima in Università Bocconi e poi alla Liuc. Quando ne ho calcolato il numero mi sono piacevolmente spaventato (in media 45 tesi all’anno dal 1978 al 2025, che in tutto sono 1.945 tesi) Me lo hanno indicato anche i miei collaboratori dei quali ricordo con questo breve elenco solo di alcuni dei loro lavori:
Giuseppe Toscano (cura di) Calcolo dei costi per attività lungo la catena del valore (Unicopli,
Rosolino, Caso Friulia, la valutazione del Capitale Intellettuale
Giuseppe Toscano – Catry Ostinelli
Laura Zoni
Dario Gulino
Massimo Pilati, Problem Solving e decision Making (Guerini Next, 2023)
Anna Lucia Missaglia –D.Gulino -A.Bubbio From cost control to cost management: how is the current state of the Italian context? In Management Control March 2024
Ma le collaborazioni scientifiche si sono estese anche alla progettazione di tre iniziative di Management Education formidabili in quegli anni per il contesto italiano:
-Il General Management Program (G.m.p.) (1998)
-Advanced Planning and Control Program (Apcop) (8 Edizioni)
-Certified Balanced Scorecard
Questi tre progetti sono stati realizzati con successo solo per il prezioso supporto di Giuseppe Toascano e Laura Zoni il Gmp e Dario Gulino per gli altri due progetti.
Ad ulteriore rinforzo della rilevanza che ha la collaborazione con i colleghi ci sono anche gli ultimi anni in Università anche quando sono diventato senior professor, non più di ruolo. Forse ho concretizzato gli anni più belli. In particolare con Dario Gulino che prima con il quadrittico strategico e poi con Manage-Mind mi ha aiutato a ideare e realizzare due idee che si sono rivelate “strategicamente corrette”.
Insomma a consuntivo ho una triplice soddisfazione sono riuscito a trasmettere quel poco che sapevo e che so. Spero di aver ho trasmesso un “mestiere” o qualcosa di utile per svolgere un certo mestiere a tante persone e, da ultimo, penso comunque di essere riuscito a passare comunque lasciando una traccia in termini di stile-valori (fra tutti la disponibilità) e di contenuti (costi e budget); da qualcuno penso, me lo scrivono già adesso, verrò ricordato nel bene o nel male. Ho rischiato grosso poiché nei primi anni di Università, anche grazie al configurarsi favorevole di alcune variabili di contesto, come docente avevo avuto successo. Le aule a lezione erano piene. Per fortuna, anche se la cosa ovviamente mi faceva piacere ho cercato di rimanere con i piedi a terra.
L’importanza quando si può, di selezionare, per inserirli nei Team di ricerca o di altre attività, collaboratori con sistemi valoriali simili al proprio. È tutto più facile, anche la richiesta di fare cose straordinarie. Ha ragione Renzo Piano quando in un’intervista ha sottolineato quanto importanti siano i giovani per un professional in età avanzata: la loro crescita deve essere il nostro obiettivo da lasciar loro in eredità. Come in tutti i casi della vita le eredità lasciate possono essere povere o ricche nei contenuti. A deciderlo non siamo noi.
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