Il Prof. Richard Rumelt ormai ci ha abituati: lui fa crollare delle certezze. Così oggi ci offre un ulteriore angolo di lettura per la strategia aziendale: le Toit du Cul de Chain. Questa proposta ci arriva dopo un suo precedente contributo di assoluta rilevanza: Good Strategy Bad Strategy. In quel libro già ci aveva avvertiti: studiate e leggete quanto volete ma ricordate che una “Good strategy” è spesso unexpected.

Il nuovo stimolo è di “The Crux”, che mi è appena arrivato dagli States grazie ad Amazon ed è un contributo altrettanto dissacrante: se si desidera essere efficaci “strategist” non ci si deve concentrare né sulla sola definizione degli obiettivi strategici né su tutte le azioni necessarie per perseguire tali obiettivi, ma come si può notare anche in copertina, sulle azioni dalla criticità assoluta, lottando anche contro la legge di gravità.

L’idea sembrerebbe essere venuta a Rumelt durante la sua esperienza a Fontainebleau, quando correndo nelle foreste che circondano l’Insead da tempo una delle più prestigiose Business School a livello mondiale, passava in un punto soprannominato dai free climpers francesi Le Toit du cul de chain. In questo punto o in punti simili per uno scalatore anche il più piccolo errore può essere fatale. Si risolve il problema ricordando di avanzare sfruttando al meglio tutti gli appigli, anche le fessure più piccole. Si procede rischiando ma in modo consapevole. Ne consegue la rottura del paradigma per fare strategia dato dalla rigida sequenza Obiettivo-Azione- Risultati e del mix tossico che nelle realtà, sempre secondo Rumelt, si creano tra missioni “generiche” nei loro contenuti e una serie di politiche aziendali incoerenti. Il concetto di Richard P. Rumelt è che i leader diventano strateghi efficaci quando si concentrano sulle sfide piuttosto che sugli obiettivi, individuando il punto cruciale (the crux) della loro sfida, l’aspetto che è superabile e che promette il massimo progresso. Per superare il Crux è necessario intraprendere, come la metafora ci insegna, alcune azioni decisive e coerenti, nell’intraprendere le quali può risultare esiziale sbagliare.

Come sempre una serie di esempi concreti completano le suggestioni teoriche. Così Rumelt definisce l’essenza dell’abilità dello stratega ricordando come Elon Musk abbia trovato il punto cruciale che ha portato al successo il progetto SpaceX. Mentre sottolinea come i risultati negativi dell’esercito americano negli ultimi decenni abbiano fatto i conti con i punti deboli delle strategie di battaglia: le singole azioni. Così, la sfida strategica, il “Crux” su cui Musk si è concentrato è stato la riutilizzabilità dei razzi. Il suo concentrarsi sull’atterraggio morbido dei razzi di SpaceX ha consentito il riutilizzo di tali razzi, riducendo radicalmente il costo dei singoli lanci in orbita. In questo caso la strategia di Musk non si basava su come viene creato valore o su come posizionare SpaceX nel suo settore. La sua è stata un’azione cruciale (Crux) per il progetto. Ha concentrato le sue energie mentali su ciò che andava davvero fatto.

La differenza rispetto ad approcci tradizionali è rilevante: nell’approccio tradizionale definiti gli obiettivi si pensa di poter pianificare tutte le azioni e queste vengono trattate come non ci fossero differenze tra loro nel condizionare il successo. Per Rumelt il successo di una strategia è profondamente influenzato dall’individuazione e dalla comprensione del punto cruciale (Crux); concentrandosi su questo punto aumentano le probabilità di una risposta efficace e di superare il “Tetto”, il punto di svolta “critico” nell’attuazione di una strategia.

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