Geek way: è da un po’ che se ne parla, ma non sempre si è capito il perché. Il perché è invece semplice ed Andrew McAfee, dell’Mit, con il suo libro, ci aiuta a capirlo molto bene: “La società si sta aggiornando. E se non riesci a installare (la sottolineatura è mia) l’aggiornamento è come se continuassi a usare Windows 95….”.

McAfee per spiegare cosa significhi “geek” e in cosa si concretizzi propone la lettura di alcuni casi di realtà di successo della Silicon Valley, ma anche di Microsoft, Apple, Amazon. Ma udite, udite. In queste realtà industriali non si fa nient’altro che seguire il modello che a livello scolastico venne proposto nell’Ottocento da Maria Montessori e in particolare: la libertà di pensare e di agire degli studenti, nel corso della giornata in aula, con pochi momenti strutturati (pranzo e ricreazione), comunque poco vincolanti. La finalità è che la creatività trovi i suoi spazi. Quello che il “geek way” propone nel mondo industriale è un cambiamento radicale di mindset, che peraltro sin qui ha portato a dei risultati straordinari. Il geek way consiste in un “aggiornamento” della cultura aziendale del jurassico con una cultura profondamente diversa. Alla base del metodo c’è un atteggiamento finalizzato a scatenare una “creatività radicale”. Invece di rispettare la gerarchia e i titoli, rispetta la disponibilità e le capacità; la curiosità e la voglia di “imparare cose nuove”; l’ambiente è più “informal” e la generazione di nuove idee è il principale risultato desiderato. Quest’impostazione con sorpresa non ha portato nelle aziende all’anarchia o alla acrimonia, ma a qualcosa di molto simile ad un ambiente nel quale regna una psichology safety.

Le variabili aziendali da gestire sono sempre le stesse: la strategia, le persone, i team e le tecnologie. Ma sono da gestire in modo diverso, con orientamenti diversi da quelli del passato. Jeff Bezos ammonisce “I geek non si preoccupano di seguire la corrente. Vanno ovunque li portino le loro ricerche” (pag. 26). Inoltre i vertici nelle imprese geek sono costantemente disponibili al confronto con qualsiasi persona abbia idee valide, per facilitare atteggiamenti creativi. Al centro ci sono le loro passioni non la tecnologia. La tecnologia è un mezzo.

C’è anche una definizione del profilo della persona geek, quella di Dictionary.com, che suona così: “è una persona eccentrica, in particolare una persona che viene percepita come eccessivamente intellettuale, fuori moda o socialmente goffa” (pag.26). Certo, il riferimento alla Montessori mi porta ad una domanda: perché noi italiani abbiamo le buone idee, ma non le applichiamo e gli altri le applicano e hanno anche successo. Ferma restando questa triste constatazione ricordo, nel suggerire la lettura di questo libro, le parole di Reid Hoffmann (co-fondatore di Linkedin): “il metodo geek è una lettura obbligata per tutti i leader che si chiedono come creare un’azienda nel ventunesimo secolo” (pag.20). Anche perché, come ci ricorda McAfee, “le culture delle aziende geek, be’, sono geek” (pag.28) e nascono nelle aziende che, avendone capito il portato, desiderano praticarle.

Resta aggiornato con i nostri contenuti attraverso la nostra newsletter.

Scopri Manage-Mind: i migliori contenuti di management sempre a portata di clic