La provocazione di Armando Massarenti, se ci si pensa bene, purtroppo è quasi più una sconsolante constatazione.
Che si sia diventati più stupidi a molte persone può anche far male, ma è una verità. Spesso la stupidità è legata allo scarso utilizzo del cervello per pensare e per organizzare in modo critico le informazioni che ci arrivano dal mondo reale. Non si diventa più intelligenti quando si hanno più informazioni, ma quando si è capaci di gestirle e catalogarle. A mio avviso, una delle tecniche più utili per scatenare l’intelligenza è un’efficace struttura di catalogazione delle informazioni.
Certo che la stupidità fosse un male di fine XX secolo e che si stesse diffondendo in misura crescente, insieme alla perdita di un centro di gravità permanente, non sono cose nuove. Ce lo ricordava già Franco Battiato nelle sue “Centro di gravità permanente” (album La voce del padrone, 1981) e Bandiera Bianca (dallo stesso album 1981). La stupidità della gente è un tema ricorrente nelle canzoni di Battiato, dove vengono criticati i comportamenti collettivi superficiali o conformisti, che portano in più luoghi ad avere “gente che sta male”. In altre opere richiama ancora l’idea che le persone spesso si lascino trascinare da illusioni e mode senza pensiero critico. Una cosa è certa: la base di comportamenti intelligenti è non smettere mai di “pensare con la propria testa” e cercare di utilizzarla “bene”, pensando anche agli altri e non solo a sé stessi.
Oggi, a rafforzare il messaggio critico verso il declino intellettivo, arriva anche quella che Massarenti autodefinisce la sua “immodesta” proposta per tentare di tornare ad essere intelligenti. In primo luogo mi sento di sottolineare che la sua proposta ha piena dignità di essere formulata, anzi ce ne era bisogno: nel mondo sta infatti evaporando la capacità di pensiero critico. Almeno alcune delle cause di questo fenomeno vengono anche chiaramente indicate nei primi capitoli di questo libro. D’altra parte se l’intelligenza di una persona non viene utilizzata implode. E lo stesso avviene per l’intelligenza collettiva.
L’istupidimento è iniziato con la televisione che, abbinando parole e immagini, in relazione ai temi trattati, portava per chi seguiva le trasmissioni verso un encefalogramma piatto. Erano gli anni in cui nelle sale cinematografiche usciva il film di Sidney Lumet Quinto potere (Network, 1976). Negli anni successivi PC e social avrebbero contribuito a fare il resto. Così il degrado oggi è assai elevato. Si scrive di “effetto Flynn inverso” in considerazione dell’abbassamento negli ultimi decenni del QI, a differenza di quanto successo in base alle rilevazioni statistiche del XX secolo. Sfumata l’auspicabile ripresa dell’effetto Flynn legata ai maggiori livelli culturali (maggior diffusione degli studi sino al livello universitario) è doveroso preoccuparsi di quale sarà la “qualità della vita” del nostro futuro. Come fare per tornare ad utilizzare le nostre intelligenze.
Per riattivare le intelligenze delle persone, come suggerisce Massarenti, si possono attivare tre macro-azioni:
a. un ritorno al liberalismo con un decalogo per il “pensatore”
b. valorizzazione del vissuto attraverso la macchina delle esperienze o vivere una “vita pensata”
c. non farsi venire in mente solo le opinioni condivise (spesso senza neanche sapere perché), ma solo le opinioni non condivise
In particolare, la prima macro-azione suggerita è quella di tornare alla figura del “pensatore libero”, una figura quella che potrebbe corrispondere, in tutto, o almeno in buona parte, a quanto indicato in questo possibile decalogo:
1. non sentirti completamente certo di nulla,
2. non pensare che valga la pena nascondere la realtà dei perché questa emergerà sicuramente,
3. non tentare di scoraggiare la riflessione perché è sicuro che ci riuscirai,
4. di fronte ad un’opposizione, fosse anche di tuo marito o dei tuoi figli, sforzati di superarla con argomentazioni e non con l’autorità, poiché una vittoria che dipende dall’autorità è irreale e illusoria,
5. non avere rispetto per l’autorità di altri perché si possono sempre trovare autorità contrarie,
6. non usare il potere per soffocare opinioni che ritieni pericolose poiché se lo farai soffocheranno te,
7. non temere di avere opinioni eccentriche poiché tutte le opinioni sono state una volta eccentriche,
8. trova più piacevole un dissenso intelligente che un consenso passivo perché se valuti quanto dovresti l’intelligenza, il primo implica un consenso più profondo del secondo,
9. sii scrupolosamente veritiero anche se la verità è sconveniente perché è più sconveniente cercare di nasconderla,
10. non invidiare la felicità di quelli che vivono in un paradiso da stolti perché solo uno stolto penserebbe che quella sia la felicità” (Massarenti, pp196-197, Guerini 2024)
Questo decalogo, proposto nell’ultimo capitolo dall’autore, nasce dal mixare e riordinare le riflessioni in proposito suggerite da Bernard Russell e da Alberto Savinio (lo pseudonimo utilizzato per nascondere il suo vero cognome, De Chirico, ed essere confuso con il fratello Giorgio), uno degli intellettuali italiani più liberi e poliedrici del primo Novecento.
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