Può essere un interrogativo interessante e la risposta non è certa. Molti ritengono di sì. A pensar bene potrebbe essere proprio così. In tal caso per far fare al mondo, attraverso un apprendimento diffuso, un salto culturale consistente basterebbe stuzzicarne la curiosità.

La stupidità è frutto della mancanza di curiosità? ChatGPT ha detto:

“Bella osservazione! La stupidità non è tanto una questione di intelligenza innata, quanto di atteggiamento mentale. La curiosità spinge a esplorare, a mettere in discussione, a imparare continuamente. Senza di essa, si rimane intrappolati nelle proprie convinzioni, senza mai evolversi”. Sei d’accordo o pensi che ci siano altri fattori determinanti?

Nella ricerca di meccanismi più profondi abbiamo trovato il libro di Francesca Luzzi (Alpes, 2021) che fornisce in proposito alcune preziose indicazioni. Intanto la curiosità può diventare una fonte di vantaggio rispetto agli altri “non curiosi” o anche semplicemente meno curiosi. Inoltre si può scoprire che esistono vari tipi di curiosità che diventa classificabile in base a diversi criteri. Se si classifica la curiosità in base alle motivazioni si possono indicare:

-la curiosità epistemica: desiderio di sapere e di comprendere (tipica della ricerca scientifica o dell’attività di studio).

-la curiosità percettiva: spinta verso la ricerca di nuove sensazioni e di nuovi stimoli (es. provare un cibo nuovo, ascoltare un suono insolito).

-la curiosità sociale: interesse per le storie di vita, le emozioni o i comportamenti degli altri (pettegolezzo, osservazione, empatia).

-la curiosità diversiva: ricerca di novità per spezzare la noia, anche senza essere mossi da uno scopo profondo.

In particolare nella presentazione del libro di Francesca Luzzi si legge: “oggi sembriamo aver dimenticato l’importanza della cosiddetta “curiosità epistemica”, quella spinta potente verso la conoscenza e la scoperta, che ci conduce ad avere un vantaggio, una marcia in più in ogni aspetto della nostra vita e che è il nutrimento fondamentale per la nostra mente. La curiosità è amore puro per la vita: etimologicamente, infatti, deriva dal latino “cura”, intesa come premura, sollecitudine, riguardo. Il vero curioso è chi si prende cura di qualcosa, lo ha a cuore, custodendolo nella parte più intima di sé, e sente che dietro l’esperienza e l’informazione sta il calore della conoscenza, così come dietro alla cura di ogni progetto sta l’amore. Il saggio, rifacendosi alle ultime ricerche scientifiche in campo psicologico, epigenetico ed evolutivo, si propone di evidenziare l’importanza di questa attitudine mentale e la necessità di allenarla costantemente per vivere al meglio. Luzzi ci guida a conoscere dove nasce la nostra curiosità, perché ne siamo dotati, come possiamo utilizzarla e potenziarla al meglio”.

Tutto ciò è opportuno poiché la curiosità rimane la variabile che facilita i processi di apprendimento, è un ingrediente che stimola la creatività e risulta anche motore della ricerca scientifica.

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