Ai massimi splendori negli anni 80, la teoria dei vincoli (the theory of constraints, da cui la sigla Toc) proposta da E. Goldratt nel suo libro The Goal, sembrerebbe meritare di essere riscoperta. In Italia ha avuto una scarsa diffusione. Ma è successo così anche per tanti altri modelli concettuali e strumenti di management, come ad esempio, utili ma non diffusissimi: la Balanced Scorecard e l’Activity Based Costing.
Questo non utilizzo è avvenuto per ignoranza o per saggezza?

L’indicazione fondamentale di questa teoria è quella di intervenire più sui vincoli o su quelli che in una sequenza di attività rappresentano le aree di debolezza, piuttosto che insistere per migliorare le attività che costituiscono dei punti di forza. I vincoli sono quelli che se non vengono superati, possono compromettere l’efficace raggiungimento degli obiettivi desiderati. E’ una teoria che molti sportivi applicano quando cercano di migliorare quelli che rappresentano nella loro performance sportiva un “constraints”, un freno pericoloso.
Applicata inizialmente in stabilimento è stato ben presto facile intuire quanto fosse utilizzabile anche in altre aree più o meno vicine alle operation. Nella sua impostazione è semplice: se l’obiettivo di un sistema, come quello aziendale, è ben definito e misurato, per applicare la Toc si tratta di attivare un processo articolato in queste 5 fasi:

1. Identificare i vincoli
2. Decidere come trasformare il/i vincolo/i del sistema e impedire loro di essere pericolosamente “frenanti” o addirittura “bloccanti”;
3. Subordinare qualsiasi azione che si voglia intraprendere al dare attuazione prioritaria alle decisioni di cui sopra;
4. Eliminare il vincolo del sistema, attuando le più opportune azioni;
5. Attenzione! Se nei passaggi precedenti un vincolo non è stato eliminato, tornare al punto 1 e cercare di evitare che sia l’inerzia il vero vincolo del sistema.

L’obiettivo di un’impresa secondo E. Goldratt è migliorare la redditività nel medio lungo periodo o detto con le sue parole: “Make more money now and in the future”.

Il testo che rappresenta il momento iniziale propositivo della teoria è quello di Eliyahu M. Goldratt (1984) intitolato The Goal, seguito poi da altri contributi. Tra questi si ricorda: Goldratt, Eliyahu M. (1997). Critical Chain. Great Barrington, MA: North River Press.

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